Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di tokenizzazione, un concetto che può sembrare tecnico o riservato agli addetti ai lavori, ma che sta iniziando a entrare anche nel vocabolario delle imprese, comprese le PMI, in particolare quando si parla di raccolta di capitali e valorizzazione degli asset.
“Tokenizzazione” non è una parola che si sente tutti i giorni, almeno al di fuori dei contesti tecnologici o finanziari. Eppure, sta iniziando a comparire sempre più spesso anche nei discorsi legati al mondo dell’impresa, della raccolta di capitali e della valorizzazione degli asset.
Secondo Forbes, il valore complessivo del mercato della tokenizzazione è destinato a crescere rapidamente, passando dagli attuali 24 miliardi di dollari a circa 50 miliardi entro la fine dell’anno. Questo dato segnala come il fenomeno stia superando la fase sperimentale per consolidarsi come una tendenza strutturale, destinata a trasformare profondamente i meccanismi di raccolta capitali e la gestione degli asset nelle imprese, PMI comprese. Non si tratta dunque di un trend passeggero, ma di un passo evolutivo coerente con la trasformazione digitale e finanziaria in atto a livello globale.
Ma cosa si intende con “tokenizzazione di un asset”?
Immaginiamo di trasformare un bene, come un immobile, una quota societaria, un’opera d’arte o un credito, in una sorta di “gettone digitale”, chiamato token. Ogni token rappresenta una porzione dell’asset sottostante, che può essere scambiata, trasferita e tracciata in modo sicuro e immediato, grazie alla tecnologia blockchain, un registro digitale condiviso e immutabile.
Il processo di tokenizzazione dunque, permette di frazionare un asset in parti più piccole, rendendole negoziabili online e accessibili anche a chi vuole investire somme ridotte. Il token, in questo contesto, certifica la proprietà (o una quota) dell’asset stesso.
I token possono rappresentare beni fisici (come immobili o inventari), strumenti finanziari (azioni o crediti), o persino processi aziendali (come la tracciabilità dei prodotti lungo la filiera). Per fare un esempio concreto, se avessimo un intero immobile da vendere, potremmo suddividerlo in 1.000 “token”, ognuno corrispondente a una quota dell’edificio, e venderli a investitori diversi.
Una svolta per le imprese: cresce l’interesse e cambia il quadro normativo
La verità è che la tokenizzazione esiste da tempo, ma solo negli ultimi anni ha iniziato a uscire dalla nicchia degli esperti tech e finanziari per avvicinarsi al mondo delle imprese. Questo perché da una parte, la tecnologia blockchain è ormai matura e accessibile, e dall’altra, si sta finalmente delineando un quadro normativo chiaro, che rende tutto più sicuro e comprensibile anche per chi non è un addetto ai lavori.
Un esempio chiave in Europa è il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), approvato nel 2023 ed entrato in vigore nel 2024. Questo regolamento stabilisce regole comuni per l’emissione, la negoziazione e la custodia dei crypto-asset, compresi i token. In pratica, crea un mercato unico europeo più trasparente e protetto, dove le imprese possono operare con maggiore fiducia, tutelate da norme chiare e da una supervisione centralizzata. Il MiCA definisce chi può emettere token, quali informazioni devono essere fornite agli investitori, e quali requisiti devono essere rispettati dalle piattaforme che gestiscono questi scambi.
E in Italia…
In Italia, la tokenizzazione sta iniziando a guadagnare terreno, anche grazie a recenti sviluppi normativi che puntano a colmare il ritardo rispetto ad altri Paesi europei. Un passaggio fondamentale è rappresentato dal cosiddetto DL Fintech (Decreto Legislativo 8 ottobre 2022, n. 173), che ha introdotto un quadro giuridico per l’emissione e la circolazione di strumenti finanziari in forma nativa digitale.
Il DL Fintech rappresenta un primo passo verso un ecosistema più innovativo e competitivo, in cui la tokenizzazione può diventare un’opportunità concreta per le PMI: consente maggiore efficienza, riduzione dei costi operativi e possibilità di aprirsi a un mercato più ampio di investitori, anche internazionali.
Nonostante ciò, come sottolineato anche da esperti del settore, la strada è ancora lunga: le aziende italiane stanno iniziando solo ora a esplorare il potenziale della tokenizzazione, e la consapevolezza sulle sue opportunità è ancora limitata. La sfida principale riguarda non tanto la tecnologia, che ormai è matura e disponibile, quanto la capacità delle imprese di comprenderne l’applicazione pratica e di integrarla nei propri modelli di business. In questo contesto, il ruolo delle istituzioni, delle banche e degli operatori fintech si rivelerà cruciale per accompagnare le PMI in un percorso di adozione consapevole e sicura.
Perché la tokenizzazione può diventare un’opportunità concreta per le PMI
Le piccole e medie imprese italiane costituiscono oltre il 90% del tessuto produttivo nazionale, ma incontrano spesso ostacoli nell’accesso a strumenti finanziari alternativi al credito bancario. In questo contesto, la tecnologia blockchain può rappresentare un’opportunità concreta per esplorare modalità innovative di raccolta di capitale.
E inoltre, la possibilità di frazionare questi asset e renderli liquidi, permette di coinvolgere una platea più ampia di investitori, aumentando la visibilità delle imprese a livello nazionale e internazionale.
Ecco perché uno degli aspetti più promettenti della tokenizzazione è la liquidità: beni tradizionalmente illiquidi come un edificio, un macchinario o una quota societaria possono essere suddivisi in token e negoziati con maggiore agilità. Qui il punto chiave è che la tokenizzazione apre la porta a mercati digitali dove i token possono essere comprati e venduti facilmente, in qualunque momento. Questo significa che per esempio chi detiene un token può uscire dall’investimento rivendendolo online, senza dover aspettare anni o trovare un acquirente privato per l’intero bene. In pratica, crea un “mercato secondario” attivo 24/7, anche per asset che normalmente sarebbero difficili da scambiare.
A questo si aggiungono trasparenza e tracciabilità, grazie al registro distribuito della blockchain che consente di verificare ogni transazione e rafforza la fiducia tra imprese, investitori e stakeholder.
L’efficienza, grazie all’uso di smart contract, accordi digitali che si attivano automaticamente al verificarsi di certe condizioni, automatizza operazioni complesse, come la distribuzione di dividendi o il pagamento di fornitori al raggiungimento di determinate condizioni, con una riduzione significativa di tempi e costi amministrativi.
Infine, l’accessibilità, in quanto consente anche a piccoli investitori di partecipare a mercati e operazioni che prima erano fuori portata perché riservati solo a grandi player. Potremmo definirlo un modello più inclusivo e di maggiore democratizzazione dell’accesso al capitale.
Dove la tokenizzazione può fare la differenza
Esistono settori che più di altri stanno sperimentando con decisione la tokenizzazione e che offrono spunti interessanti anche per le PMI italiane. Le applicazioni concrete già oggi dimostrano come questa tecnologia possa adattarsi alle esigenze delle piccole e medie imprese, senza richiedere una rivoluzione del modello di business.
L’immobiliare è uno degli ambiti più consolidati: la tokenizzazione consente di frazionare proprietà in quote digitali, vendibili anche a piccoli investitori, creando liquidità da beni tradizionalmente illiquidi. Una PMI che possiede immobili può raccogliere capitale cedendo solo una parte dell’asset, mantenendo il controllo operativo e aumentando la flessibilità finanziaria.
Nel settore industriale e manifatturiero, la blockchain viene usata per certificare l’origine dei materiali, la qualità della produzione e la sostenibilità dei processi. Pensiamo a una PMI manifatturiera: grazie alla blockchain, può tracciare in modo certificato la propria filiera produttiva e valorizzare la sostenibilità, offrendo garanzie aggiuntive su qualità, sicurezza e responsabilità sociale, elementi sempre più decisivi sul mercato.
Anche l’agroalimentare e i beni di lusso rappresentano ambiti promettenti: tokenizzare lotti produttivi, etichette o certificati di origine permette di proteggere i prodotti e rafforzarne il valore percepito. Un’azienda agricola, ad esempio, può digitalizzare i propri lotti produttivi: ogni lotto diventa un “gettone digitale” con informazioni precise su provenienza, metodi di coltivazione e certificazioni di qualità. Il consumatore finale può accedere a queste informazioni in modo immediato, magari scansionando un QR code.
Nel credito commerciale e nella finanza alternativa, fatture, crediti e altri strumenti possono essere tokenizzati per facilitare l’accesso alla liquidità e migliorare la gestione della tesoreria aziendale. In questo modo, una PMI può trasformare rapidamente fatture e crediti in token negoziabili, riducendo il tempo tra l’emissione e l’incasso.
Infine, nel mondo dell’arte e dei beni culturali, alcune imprese stanno sperimentando la tokenizzazione di opere d’arte o beni unici, per facilitarne la circolazione, la valorizzazione e l’accesso al credito.
Un percorso graduale
Tuttavia, adottare la tokenizzazione non significa stravolgere da un giorno all’altro i propri processi. Al contrario, come sottolineano diversi report e linee guida di settore (ad esempio World Economic Forum, Deloitte e BCG), le imprese possono muoversi per piccoli passi, esplorando questa tecnologia in modo sostenibile e mirato.
Un possibile percorso potrebbe essere quello che parte con l’identificazione delle aree in cui la tokenizzazione può portare i maggiori benefici. È utile chiedersi: dove la trasparenza, la tracciabilità o la possibilità di raccogliere capitale aggiuntivo potrebbero fare davvero la differenza? Le risposte possono trovarsi, ad esempio, nella gestione della supply chain, nella valorizzazione di asset immobiliari o nella gestione dei crediti commerciali.
Una volta individuati gli ambiti più promettenti, il passo successivo è collaborare con partner tecnologici esperti. Non è necessario costruire da zero una piattaforma proprietaria: oggi sono disponibili soluzioni già pronte che consentono di sperimentare la tokenizzazione in sicurezza, con investimenti contenuti e supporto tecnico qualificato.
Parallelamente, può essere utile sviluppare progetti pilota. Iniziare con una piccola iniziativa, come la tokenizzazione di un lotto produttivo, di una singola proprietà o di un set limitato di crediti, permette all’impresa di testare sul campo il valore aggiunto della tecnologia. Questo approccio graduale offre la possibilità di raccogliere dati concreti, misurare i benefici e valutare eventuali criticità prima di estendere l’adozione su scala più ampia.
Infine, un elemento spesso sottovalutato ma cruciale è la formazione. Per sfruttare appieno le opportunità offerte dalla tokenizzazione, è importante che il management e i team interni comprendano i principi alla base di questa tecnologia e i suoi vantaggi pratici. Oggi sono disponibili risorse semplici, corsi introduttivi e strumenti pensati anche per chi non ha un background tecnico, utili per costruire consapevolezza e competenze all’interno dell’organizzazione.
In sintesi, come ogni innovazione che porta un cambiamento significativo, anche la tokenizzazione presenta opportunità e sfide che le aziende devono affrontare con consapevolezza. E come ogni evoluzione tecnologica che si rispetti, presenta luci e ombre: offre strumenti innovativi per accedere al capitale e valorizzare gli asset, ma richiede un approccio consapevole, supportato da adeguata preparazione e dalla collaborazione con partner qualificati.
Le prospettive future
Secondo stime di diversi osservatori internazionali, entro il 2030 oltre il 10% degli asset finanziari globali potrebbe essere rappresentato da token, come evidenziato dal World Economic Forum nel suo report sul futuro degli asset digitali (WEF, 2023).
In Europa, l’introduzione di un quadro normativo più chiaro, come previsto dalla proposta di regolamento MiCA della Commissione Europea, spingerà progressivamente verso una maggiore adozione della tokenizzazione, favorendo la nascita di mercati digitali più trasparenti, efficienti ed accessibili.
Per le PMI italiane si profila una sfida duplice: saper cogliere le opportunità offerte dalla tokenizzazione e, al tempo stesso, gestirne con attenzione le complessità operative, tecnologiche e normative, come sottolineato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano (Polimi, 2024). La buona notizia è che il mercato si sta attrezzando: oggi esistono già piattaforme, provider e consulenti specializzati che sviluppano soluzioni accessibili e sicure, pensate proprio per le esigenze delle piccole e medie imprese (Deloitte, 2023).
In definitiva, la tokenizzazione non deve essere vista come un obiettivo tecnologico fine a sé stesso, ma come uno strumento concreto al servizio delle imprese. Una sfida culturale, prima ancora che tecnica, che richiede alle PMI di sviluppare maggiore consapevolezza, di sperimentare con coraggio e di collaborare attivamente con consulenti, partner tecnologici e istituzioni. Se adottata con un approccio graduale e strategico, la tokenizzazione può aiutare le imprese a innovare i propri modelli di business, ad accedere a nuova liquidità, a migliorare la trasparenza e a valorizzare i propri asset. In un contesto in cui la competitività passa sempre più dalla capacità di innovare, rappresenta probabilmente una frontiera che vale la pena esplorare.